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Autore Lady in the Water
Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 05-10-2006 01:00  
quote:
In data 2006-10-05 00:28, pkdick scrive:
quote:
In data 2006-10-04 22:20, Tristam scrive:
[ Mi sono accorto ora che non c'è film di Shyamalan che mi piaccia di primo impatto.
Anche adesso.
Questa cosa mi delude e allo stesso tempo mi galvanizza... ]



ma su the village aka scooby doo ti ricredesti?



sarebbe la sua ultima possibilità di redenzione.
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"E' FINITA" SI DICE ALLA FINE

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 05-10-2006 02:17  
quote:
In data 2006-10-05 00:28, pkdick scrive:
quote:
In data 2006-10-04 22:20, Tristam scrive:
[ Mi sono accorto ora che non c'è film di Shyamalan che mi piaccia di primo impatto.
Anche adesso.
Questa cosa mi delude e allo stesso tempo mi galvanizza... ]



ma su the village aka scooby doo ti ricredesti?


Mi recredei quasi subito. l'errore di valutazione più incredibile della mia vita.
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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 05-10-2006 02:27  
Richiami, echi, ragnatele. La co-esistenza, vero nucleo finalmente disegnatosi al completo, quello della (magnifica) filmografia di Shyamalan, autore riflesso e riflettente che lega indissolubilmente le unità del suo Cinema in un tutt’uno, un progetto di globalizzazione tra spazi e tempi viaggianti tra passato/presente/futuro. Perché in Lady in the Water, necessariamente, tutte le opere del filmaker si amalgamano abbracciandosi e perforandosi come specchi, o semplicemente come acqua, ossessione preliminare della salvezza, come punto debole degl’alieni in Signs, o come fonte d’esistenza di Bryce Dallas Howard in versione ninfa. Dunque la meta-fisica del riflesso, del guardarsi e interrogarsi sul mondo e sull’essere uomo, ed in fondo tutte le pellicole firmate M.Night Shyamalan non sono altro che riflessi(oni) sulla vita, un continuo approciarsi all’esistenza / non-esistenza.
Ecco perché Lady in the water è l’esatto clone opposto di The Village: Entrambi isolatosi dal resto del mondo e dell’umanità, entrambi circondati dalla paura, che in Lady in the water si esplicita maggiormente nello sguardo filtrato tramite la televisione, unico medium tra il residence e il mondo esteriore, mostrato solamente tramite orrori di guerra e distruzione. E mentre gl’anziani del villaggio si ritirarono in una paura nichilista, l’unica che ha avuto il coraggio di varcare le soglie e lottare è Ivy, la stessa Ivy che qua ritroviamo moltiplicata, perché gl’abitanti sotto la guida di Paul Giamatti non sono altro che delle Ivy nuovamente confinate in un micro-cosmo, farcite di coraggio e della voglia di ritagliarsi la salvezza da questo mondo in declino.
Lady in the water è quindi un film sulla Speranza, e in questo vediamo finalmente Shyamalan abbracciare perfettamente un altro autore che ha sempre citato e amato, Steven Spielberg. La ninfa dell’acqua non è lo stesso E.T arrivato tra gli uomini per cambiarne le direzioni di vita? E Giamatti non è solamente un nuovo Richard Dreyfuss che affronta il suo incontro ravvicinato del terzo tipo?
Ma Lady in the water è anche un nuovo Unbreakable in altri spazi e altri tempi. Un enorme gioco di ruolo (Il guaritore, il protettore, la ninfa, ecc) proprio come i personaggi fumettistici interpretati da Bruce Willis e Samuel L.Jackson; un percorso di crescita che infine porterà l’accettazione del proprio ruolo in questo cosmo, di neo-Salvatore o di Anti-Cristo qualsivoglia.
Subentra dunque il discorso della fede, questa volta non più solo verso un creatore o il futuro (come in Signs) ma anche verso il Cinema, la storia del Cinema (la ninfa protagonista, guardacaso, si chiama proprio Story), valenza che l’autore affronta soprattutto tramite il personaggio del Signor Farber, il critico cinematografico consapevole dell’impossibilità di raccontare ancora nuove storie, uomo ormai incapace di emozionarsi perché crede di prevedere e conoscere tutto, prima di ritrovare sé stesso in una storia (“scena horror”, come egli definisce) che lo vedrà soccombere proprio per la mancanza di fede verso l’incredibile e l’irrazionale. Perché nel Cinema di Shyamalan (così come nel Cinema di Spielberg), solamente chi ha il coraggio di sognare riesce a vedere il miracolo (nuovamente Dreyfuss, ma anche Viktor “Tom Hanks” Navorski, tanto per rimanere nella filmografia recente del papà di E.T).
Non è dunque un caso se per la prima volta, l’autore indiano decide finalmente di ritagliarsi più spazio invece dei suoi soliti camei. Perché Lady in the water non è un punto di partenza, ma un punto d’arrivo: Egli è lì insieme ai suoi protagonisti, contribuisce in maniera esplicita (e visiva) al cambiamento del mondo e al riscatto. Un cambiamento di marcia, che se prima vedeva le sue apparizioni incarnati nella “paura da rinnegare e da cui scappare” (in The Village è il guardiano che rappresenta la città e la modernità da cui i protagonisti sono fuggiti, mentre in Signs l’uccisore della moglie di Mel Gibson), stavolta si tramuta invece nell’esatto contrario, nel simbolo di rinascita per la generazione futura.
Pura messa in scena Shyamalan, con quei carrelli raso-terra, soggettiva del pericolo e creatori di tensione, con quello sguardo della macchina da presa sempre meditativa e riflettente che stavolta si bagna di magnifica pioggia (“simbolo di purificazione e rinascita”, come dice Giamatti stesso), e quell’occhio del Cinema che insieme alla Ninfa, si butta in acqua e da lì osserva i suoi personaggi al compimento della loro missione e finalmente pronti per un nuovo domani, un nuovo Cinema che i fedeli hanno percepito tramite un filtro blu. Il percorso universale cambierà, la fiducia e la speranza ri-emergeranno dai fantasmi, dagl’alieni, e anche dalle macerie di guerra.

M.Night Shyamalan ha compiuto il suo quinto miracolo.

GIA' QUI

_________________
http://www.positifcinema.com/

[ Questo messaggio è stato modificato da: Ahsaas il 05-10-2006 alle 02:27 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Ahsaas il 05-10-2006 alle 02:37 ]

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 05-10-2006 05:09  
C'è un'inquadratura in The Village dal sapore estemporaneo e profetico. Sta all'inizio quando il bambino morto è pianto dal padre. 'Un’inquadratura folle, sporca e violenta che si costruisce su un movimento a picco della macchina da presa che in movimento scende dall’alto verso il basso'. a terra. rasoterra. Quasi schiantata al suolo, tanto è la voglia di liberarsi del peso della macchina da presa. In quel "colpo di cinema" è contenuto il seme stilistico/narrativo/processuale di Lady in the Water.

Un seme comune a molti registi (pensiamo subito a Micheal Mann o a Van Sant) che porta con se inevitabili processi di riadattamento, di posizione e quindi di rapporto con ciò che viene inquadrato, quanto e come, e semmai anche perchè.
Ma se Mann e Van Sant applicano la loro distruzione processuale per intaccare ogni passaggio della realizzazione e per arrivare a far morire il cinema dentro ai loro film (sfociando ad esempio nella pornografia e masticazione del tempo, oppure nella sfrenata poesia del vuoto) Shyamalan mantiene vivo il film proprio in quella "disfunzione di realtà" (per citare Peter Hamilton) che scaturisce quando storia e regia si interfacciano.
In questo scarto si incunea il cinema di Shyamalan (e il prossimo film sarà ancora di più questo cuneo violento e intrusivo, privato delle interfacce) che a mio avviso sente ancora il bisogno di girare attorno ad alcune problematiche che quell'inquadratura in The Village ha sollevato.

Lady in the Water si porta poi dietro tutto il peso di Signs e dei suoi campi e fuoricampi, nonchè di tutto quel gioco che vive sulla mancanza di raddoppio semantico (ovvero una cosa non viene mostrata due volte se basta un'inquadratura o un suono... vedi sequenza in cantina in Signs, dove l'azione del suono non necessita del visivo)... tanto più che qui il raddoppio viene lasciato spesso e quasi interamente all'intervento dello spettatore.
E questa permissiva avanzata dell'esercito nemico è il segno di un cinema cresciuto e indipendente proprio perchè privo di paure che necessita di una battaglia, dello scontro di altri occhi per il suo completamento (poichè il film si fa nell'occhio e senza necessità di mostrare tutto quello che potrebbe -e non è necessario- mostrare).
Personalmente sono anni che aspetto un cinema capace di non preoccuparsi del dettaglio, di colmare il fuoricampo a tutti i costi sempre e comunque, mostrando quello che si sa che verrà mostrato...

E non si tratta tanto di seguire quella regia psicologica (che si instaura fittizziamente tra chi guarda e il film che viene guardato e più propriamente mentre un regista gira un film con l'occhio dello spettatore, seguendo quei movimenti che sono impliciti nella messa scena e nella narrazione - di questo posso parlare separatamente, a richiesta), ma proprio di sganciarsi da quella consequenzialità (che poi è nata con il campo/controcampo e l'oggettiva-sguardo-soggettiva) che spesso vizia la sintassi e costringe il montaggio e la regia a dire più del necessario, raddoppiando, triplicando il significato, il senso, l'idee (come ho appena fatto io adesso).

Qui, grandi e piccoli pezzi di cinema vengono tagliati e accostati ruvidamente per crerare quell'armonia sospesa e poetica che grandi concetti fanno esplodere nella loro vicinanza. E' come un effetto Kuleshov su vasta scala che supera il concetto di inquadratura, di retroattività semantica.
Anzi... proprio in questo film, questo accostamento ruvido spinge il senso di due inquadrature nella terza e queste tre inquadrature lo fanno nella quarta come queste quattro nella quinta e via così.

(delirare pallido e assor-top presso un rovente lap-top)

In questo senso è emblematica la guarigione delle ferite sulle gambe di Story.
Semplicemente non si vede ciò che si sa che si potrebbe vedere, il semplice sapere che succederò implica la mancata rappresentazione del suo accadere.
Potrebbe accadere/ è accaduto
inquadratura/ inquadratura succcessiva
Non c'è la didascalia (come invece nel cinema muto) o il suo equivalente nel cinema più contemporaneo.
Manca la transizione perchè questa è intuibili dai due momenti temporali. Tra i due tempi, la simultaneità dello spazio muore soppressa.
Seguendo questa soppressione che porta inevitabilmente a poggiare i piedi su un nuovo terreno la distruzione della matematicità visuale/visiva, pur sempre di poetica precisione, lascia spazio a quella ruvidezza dell'immagine giocata su quel principio di messa in scena che distrugge il peso della macchina da presa, del suo fuoco, del carrello o cavalletto su cui è appoggiata e di tutti quei movimenti la cui precisione rispecchiava precisamente le neccisità di esistenza di quella terza inquadratura che è finita soppressa.

A supporttare il tutto una storia che volutamente non esiste, che rispecchia e ricalca se stessa e i suo dubbi come un meccanismo che manca ripetutamente i suoi incastri, prima che tutto vada definitivamente al suo posto. Inversione di ruoli, senza colpi di scena, un nemico che si vede e non si vede. Ancora doppiamente. Perchè secondo Shyamalan i nemici sono quelli che pensano di sapere già tutto, quelli che pretendono una storia a tutti i costi, che vedono generi nel cinema, che prediligono filoni narrativi su altri e che si spacciano per ciò che non sono, ma che si limitano ad indicare uno schema di azione. Il critico non è un critico ma un recensore che non sa parlare di cinema ma a cui in fondo si affida. etc etc (banalità, ok!) e la bestia che ammazza e si nasconde e può essere vista soltanto da una sola persona e che riflette i suoi occhi solo quando non la si guarda direttamente ma indirettamente (con gli strumenti giusti) non è forse il cinema di shyamalan? E perchè tutto quel gioco metanarrativo ed extrafilmico, di un film che si dispiega mentre viene raccontato? Perchè cosrtocircuitare la sceneggiatura, guardare in macchina? Siamo sull'orlo della distruzione della storia, della sceneggiatura...
Siamo all'inizio della fine. Anche Shyamalan ci sta arrivando... è la cresta della nuova onda, lo stritolamento di ciò che è contenuto, la scatola che si ribella e si contorce. ed è dolce perchè nascosta sotto una fiaba di salvezza che invece è mortale e liberatoria...
una storia per salvare story. ma Story? La storia è stata portata via, in alto, lontana, altrove. Perchè appartiene veramente ad un altro altrove.
E poi questo finale una soggettiva, sottacqua, tremula, sbilanciata perchè non c'è più nessuno che può guardare, perchè per quanto belle le storie non saranno più le parole a raccontarle.

devo rivederlo perchè ho come l'impressione di non aver visto che mezzo film. non ricordo una battuta e ho un sacco di vuoti.
Ma tanto è sempre così con Shyamalan. Odio/amore, ma mai lo slash che li divide.
Scriverò di più domani.

Per mescal: mandami in word le correzioni da fare (io non rileggo nemmeno per sogno)


già qui!


_________________
Una minchia/sapida

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam, l'idolo dei trans ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 05-10-2006 alle 10:46 ]

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Ayrtonit
ex "ayrtonit"

Reg.: 06 Giu 2004
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Da: treviglio (BG)
Inviato: 05-10-2006 10:03  
quote:
In data 2006-10-05 02:17, Tristam scrive:
quote:
In data 2006-10-05 00:28, pkdick scrive:
quote:
In data 2006-10-04 22:20, Tristam scrive:
[ Mi sono accorto ora che non c'è film di Shyamalan che mi piaccia di primo impatto.
Anche adesso.
Questa cosa mi delude e allo stesso tempo mi galvanizza... ]



ma su the village aka scooby doo ti ricredesti?


Mi recredei quasi subito. l'errore di valutazione più incredibile della mia vita.



mi ricredetti, tristam.
ti ricredesti e facesti bene, quel tuo post iniziale su the village fu un colpo!

cmq sul fatto che bisogna sempre rivedere un film di shy hai ragione (l unico che ho amato subito incondizionatamente fu signs..ettecredo).

infatti ieri sera ho bidonato spudoratamente la dalia nera per rivedermi a distanza di 3 giorni questo capolavoro. eh si perchè dopo la prima visione era solo ottimo, ora non ho più dubbi.

concordo e apprezzo molto la recensione di nancy.
anche la tua è ben scritta e certo contiene concetti che per una povera ignorante del cinema come me forse sono un pò ostici da cogliere al volo.forse io non vedo in lady in the water un segno così netto, un cuneo cosi profondo come dici tu, nella filmografia di shy.
è la naturale continuazione di tutti i suoi film, e contiene certo anche qualcosa di nuovo ..eheh sennò che film sarebbe, se fosse uguale in tutto e per tutto a signs e the village?
non concordo con la tua teoria della storia definitivamente smantellata e "portata via dall'aquila"...le sceneggiature di shy son sempre state un pò cosi (a parte il sesto senso che è il suo film più classico), certo volutamente strattonate, bazzicate, eluse, tanto da far storcere il naso , lo sappiamo, a buona parte del publico e della critica ..ne leggevo ieri una su Repubblica tutta fondata sulla sceneggiatura, della serie: ah shyamalan vuol darci una lezione di regia e quindi ci prende in giro con la sceneggiatura.
ma non è cosi. non so se tu abbia inteso dire lo stesso concetto,con valenze positive però, della serie viva la regia fanculo la storia!
non credo. sarebbe allora il caso anche degli altri suoi film.
shyamalan ha scritto una favola per i suoi bambini, certo una storia semplice. ma se la storia è story, beh ma allora ha un peso fondamentale, è lei a guidare shy-vinc, a profetizzargli il suo futuro, è lei nella sua piscina il cuore di the cove.
è sempre lei che letteralmente muove tutti gli altri, in the village era cieca, qui è quasi muta, ma è la protagonista. credo che shy proprio al contrario che dirci "vedete, mi son liberato del vincolo della storia" voglia dirci "la storia è sempre presente, anche se la mostro col mio occhio".
non a caso ha scelto una favola, che fra i generi letterari è insieme alla fiaba, quello che ha un canovaccio fisso e inestinguibile, che meno di tutti si può manipolare e camuffare: la favola è rigida, ha i suoi pesonaggi e i suoi schemi e il suo disegno ineluttabile.
e shy mostra la sua grande abilità nonostante questo punto, e NON liberandosi di questo punto.
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"In effetti la degenerazione non è mai divertente, bisogna saperla mantenere su livelli tollerabili.
Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
DEMONSETH

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
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Da: Roma (RM)
Inviato: 05-10-2006 10:06  
quote:
In data 2006-10-05 10:03, Ayrtonit scrive:
non concordo con la tua teoria della storia definitivamente smantellata e "portata via dall'aquila"...le sceneggiature di shy son sempre state un pò cosi (a parte il sesto senso che è il suo film più classico), certo volutamente strattonate, bazzicate, eluse, tanto da far storcere il naso , lo sappiamo, a buona parte del publico e della critica



invece è la cosa più giusta, e il pilastro su cui si fonda tutto. Una sceneggiatura che è l'anti sceneggiatura per certi versi.
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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Ayrtonit
ex "ayrtonit"

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Da: treviglio (BG)
Inviato: 05-10-2006 10:25  
quote:
In data 2006-10-05 10:06, gatsby scrive:
quote:
In data 2006-10-05 10:03, Ayrtonit scrive:
non concordo con la tua teoria della storia definitivamente smantellata e "portata via dall'aquila"...le sceneggiature di shy son sempre state un pò cosi (a parte il sesto senso che è il suo film più classico), certo volutamente strattonate, bazzicate, eluse, tanto da far storcere il naso , lo sappiamo, a buona parte del publico e della critica



invece è la cosa più giusta, e il pilastro su cui si fonda tutto. Una sceneggiatura che è l'anti sceneggiatura per certi versi.



ma allora vale anche per le altre di shy. o no?

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DEMONSETH

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Petrus

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Da: roma (RM)
Inviato: 05-10-2006 10:26  
sono d'accordo
non comprendo però la definizione di anti-sceneggiatura
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
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Da: Roma (RM)
Inviato: 05-10-2006 10:53  
nel senso che si fa le beffe di ciò che racconta, si autocita quasi per annullarsi.

nelle altre opere di Shyalaman non era così marcato questo aspetto, anzi in certi casi era completamente assente.
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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 05-10-2006 10:55  
Non so. A me non convince il tema della fiaba da tnte persone invocato. Io non ho visto nulla di fiabesco e tanto meno penso che questo sia il film della storia che lui raccontava ai suoi bambini. Ci sono così tante questioni visive (l'inquadratura sui fianchi di Young-Sung mentre chiama insistentemente: "Mr Heep, Mr Heep" dove heep si pronuncia hip, ovvero fianco) e soluzioni narrative (specie nell'accumulo di tensione e emozione) che una fiaba non avrebbe potuto accumulare, nemmeno a parole. Certo questa cosa andrebbe capita...
Su un piano meramente narrativo-storicale il film mette in sequenza dei pesi troppo secchi e ruvidi per una fiaba per bambini, seppure gli schemi germinali ci siano tutti...
Quello che succede in Lady in the water è che si sente, a mio avviso, uno scollo netto tra il centro della storia (i tratti prominenti di questa) e la sua messa in scena. Il continuo gioco di incastri e ricerca dei ruoli è prettamente visivo. Reiterato per creare quello scollamento centripeto del cinema dalla storia... è per questo che mi pare che i termini massimi di questa "fiaba" siano solo un pretesto per dire altro, tanto altro e per organizzare una pratica in maniera completamente rivoluzionata.

EDIT:
Appunto quanto dice Gatsby appena sopra mi pare perfettamente corretto.
Non è che far contorcere e piegare e distruggere e quindi annullare la storia sul film delle immagini sia una rivoluzione (secondo me shyamalan in questa cosa è indietro, visto che lo fa ora... si fosse mantenuto sul suo cinema più stabilizzato avrei capito di più la sua scelta, seppure apprezzi questo salto, davvero molto), ma comunque è il primo passo che un regista compie per mettere in gioco il suo stile/linguaggio/cinema...
Possibile anche che dopo torni tutto uguale. Si vedrà.

_________________
Una minchia/sapida

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 05-10-2006 alle 11:01 ]

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 05-10-2006 11:15  
quote:
In data 2006-10-05 10:53, gatsby scrive:
nel senso che si fa le beffe di ciò che racconta, si autocita quasi per annullarsi.

nelle altre opere di Shyalaman non era così marcato questo aspetto, anzi in certi casi era completamente assente.




io non penso assolutamente che sia così
anzi, sin da Signs Shyamalan satura a tal punto le proprie storie che lo spaesamento che provoca nello spettatore è inevitabile (da qui anche le perplessità che genera)
E cioè riempie le sue immagini di riferimenti e di punti di fuga, i più appena percettibili, costruendo dei climax che si risolvono esattamente in quel che il pubblico si aspetterebbe. In un cinema del fantastico il cui intento comunicativo è ormai solamente quello evasivo, e nel quale la regola è diventata non il rispetto della costruzione della trama, ma il suo sovvertimento, Shyamalan riesce a strutturare i suoi sottotesti all'interno di un plot che è rigoroso e coerente a tal punto che potrebbe benissimo venir tacciato di banalità.
L'autoannullamento, per come lo intendi tu, è dunque presente in tutta la sua filmografia, in modo marcato da Signs in poi
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Tristam
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Reg.: 15 Apr 2002
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Da: genova (GE)
Inviato: 05-10-2006 11:22  
quote:
In data 2006-10-05 11:15, Petrus scrive:
quote:
In data 2006-10-05 10:53, gatsby scrive:
nel senso che si fa le beffe di ciò che racconta, si autocita quasi per annullarsi.

nelle altre opere di Shyalaman non era così marcato questo aspetto, anzi in certi casi era completamente assente.




io non penso assolutamente che sia così
anzi, sin da Signs Shyamalan satura a tal punto le proprie storie che lo spaesamento che provoca nello spettatore è inevitabile (da qui anche le perplessità che genera)
E cioè riempie le sue immagini di riferimenti e di punti di fuga, i più appena percettibili, costruendo dei climax che si risolvono esattamente in quel che il pubblico si aspetterebbe. In un cinema del fantastico il cui intento comunicativo è ormai solamente quello evasivo, e nel quale la regola è diventata non il rispetto della costruzione della trama, ma il suo sovvertimento, Shyamalan riesce a strutturare i suoi sottotesti all'interno di un plot che è rigoroso e coerente a tal punto che potrebbe benissimo venir tacciato di banalità.
L'autoannullamento, per come lo intendi tu, è dunque presente in tutta la sua filmografia, in modo marcato da Signs in poi



ma infatti Gatsby non sta negando quanto dici. E' indubbia la capacità di Shyamalan di distribuire la storia con estrema abilità. Tanto più che proprio questo ultimo film è l'emblema della costruzione narrativa. Ma proprio perchè così "banale" come dici, si ribalta così tanto frontalmente da risultare annullata.
In questo senso il sovvertimento è il primo passo per far subentrare in maniera più invasiva qualcos'altro.
Secondo me c'era e c'è sempre stato questoi qualcos'altro... (sesto senso e signs) è solo più evidente e facile da vedere, qui.

In Signs non c'è un autoannullamento così come viene inteso e mostrato qui.
e non essenso la stessa cosa, sono diverse.
_________________
Una minchia/sapida

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 05-10-2006 alle 11:27 ]

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 05-10-2006 11:52  
Mi piace farmi difendere, comunque è come ha detto Tristam.
In questo film più che in ogni altro, Shyalaman anticipa quasi sempre ciò che starà per succedere, facendolo dire ai suoi protagonisti o lasciandolo percepire dalle immagini. Non sto parlando di sceneggiatura inesistente, ma di un gioco al rimando, di una sovrapposizione che ricalca a distanza di piccoli periodi di tempo ciò che è stato esorcizzato in precedenza. In questo senso intendevo antisceneggiatura.
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Ayrtonit
ex "ayrtonit"

Reg.: 06 Giu 2004
Messaggi: 12883
Da: treviglio (BG)
Inviato: 05-10-2006 15:06  
è per questo che mi pare che i termini massimi di questa "fiaba" siano solo un pretesto per dire altro, tanto altro ..



[/quote]

beh ma questo è palese.
che la sceneggiatura di shy ( qui la fiaba) sia solo un pretesto è lapalissiano, qui come in OGNI altro suo film.
è andato in crescendo: la seneggiatura ha ancora un suo senso intrinseco e autonomo nel sesto senso, e la perde via via fino all'apice di the village dove diventa scarna, ridotta all'osso, come come le scenografie, i dialoghi.
in lady in the water mi sembra abbia calcato la mano su questo percorso.
che poi questo film non sia una fiaba è altrettanto evidente, come lo era il fatto che signs non fosse un film sugli alieni e che unbrakable non fosse un film della marvel e che the village non fosse un horror stile blair witch e che il sesto senso non fosse un thriller psicologico.
sfido a dare un etichetta a qualsiasi suo film.

cmq torno a quanto ho quotato: ma è verissimo che la storia sia solo un pretesto (anche Story lo è)per dire altro e penso che shy dica moltissimo, utilizzando tutti i codici possibili e immaginabili.
se dovessi scrivere tutti i sensi di cui il film è intriso, servirebbe un libro: per spiegare come shy costruisca il senso in ogni scena (molte mi saranno sfuggite anche alla seconda visione, come quella di heep-fianco-inquadratura dei fianchi della ragazza).

poi vorrei dire a gatsby quando scrive "Shyalaman anticipa quasi sempre ciò che starà per succedere, facendolo dire ai suoi protagonisti o lasciandolo percepire dalle immagini"
a parte che qulche strizza io lo ho presa, sempre quando entra in scena il lupo..non faccio spoiler ma se l hai visto ti ricordi..
e poi questa quasi "banalità" diciamo nella sceneggiatura nno è certo originale in lady in the water.

a me sembra che senza dubbi questo sia il film meno FURBO di shy (non che prima lo reputassi tale), quasi una risposta alle critiche (e non a caso uno dei personaggi è un critico e fa pure una brutta fine). qui ci dice fin dall inizio: non aspettatevi un film di fantascienza, non aspettatevi un horror o un thriller, questa è DAVVERO una fiaba.
mette le mani avanti.
in questo senso si è deresponsabilizzato rispetto ai precedenti due.

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Non è tanto una questione di civiltà, ma di intelligenza."
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Petrus

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Inviato: 05-10-2006 15:18  
quote:
In data 2006-10-05 11:22, Tristam scrive:
quote:
In data 2006-10-05 11:15, Petrus scrive:
quote:
In data 2006-10-05 10:53, gatsby scrive:
nel senso che si fa le beffe di ciò che racconta, si autocita quasi per annullarsi.

nelle altre opere di Shyalaman non era così marcato questo aspetto, anzi in certi casi era completamente assente.




io non penso assolutamente che sia così
anzi, sin da Signs Shyamalan satura a tal punto le proprie storie che lo spaesamento che provoca nello spettatore è inevitabile (da qui anche le perplessità che genera)
E cioè riempie le sue immagini di riferimenti e di punti di fuga, i più appena percettibili, costruendo dei climax che si risolvono esattamente in quel che il pubblico si aspetterebbe. In un cinema del fantastico il cui intento comunicativo è ormai solamente quello evasivo, e nel quale la regola è diventata non il rispetto della costruzione della trama, ma il suo sovvertimento, Shyamalan riesce a strutturare i suoi sottotesti all'interno di un plot che è rigoroso e coerente a tal punto che potrebbe benissimo venir tacciato di banalità.
L'autoannullamento, per come lo intendi tu, è dunque presente in tutta la sua filmografia, in modo marcato da Signs in poi



ma infatti Gatsby non sta negando quanto dici. E' indubbia la capacità di Shyamalan di distribuire la storia con estrema abilità. Tanto più che proprio questo ultimo film è l'emblema della costruzione narrativa. Ma proprio perchè così "banale" come dici, si ribalta così tanto frontalmente da risultare annullata.
In questo senso il sovvertimento è il primo passo per far subentrare in maniera più invasiva qualcos'altro.
Secondo me c'era e c'è sempre stato questoi qualcos'altro... (sesto senso e signs) è solo più evidente e facile da vedere, qui.

In Signs non c'è un autoannullamento così come viene inteso e mostrato qui.
e non essenso la stessa cosa, sono diverse.




si, ma io concordo
dico solo che il sottotesto che lavora sotto il pelo dell'acqua della pellicola è presente con sommessa forza già dai tempi di Signs, anche se Unbreakable e, in misura minore, Il sesto senso ne facevano intravedere i germi
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